RUBRICA: Essere CORO… in quarantena
3 giugno 2020
Ecco il terzo racconto della nostra rubrica firmato Grazia Maurici che sottolinea la nostra (h)armonia, l’essere coro che tutti i coristi del mondo sentono e che al momento risulta difficile provare data l’impossibilità di riunirsi. Buona Lettura!!!
“La musica è come la vita, si può fare in un solo modo: insieme“ (Ezio Bosso)
… e l’esperienza corale è l’esempio per eccellenza della ricerca di una armonia d’insieme. E anche se all’interno di un coro ci sono tante anime, le più disparate, talvolta così diverse che risulta difficile credere che da tale diversità possa nascere una armonia, nel momento stesso in cui si comincia ad eseguire un brano, accade il miracolo. Tutti insieme, talvolta con leggerezza e talaltra con fatica, si persegue un obiettivo comune: la ricerca dell’armonia. Le differenze si smussano, si cercano sonorità comuni, ci si adegua uno all’altro, ci si “incastra”. Si studia e si ripete ogni singola nota, a volte sino allo sfinimento fino a quando tutto non vibra nel modo giusto, pur consapevoli che una volta non sarà mai come un’altra, che anche le esecuzioni migliori avranno sempre armonie diverse.
E poi arriva il momento del concerto, il momento in cui il miracolo si compie. La preparazione rituale, l’attesa, la paura che il miracolo non si compia, tutti vicini, il gran sorriso d’incoraggiamento del maestro, le prime note … e poi, come un’esplosione senti che sei parte di un miracolo, sei dentro la musica che come una pioggia ti cade addosso e ti penetra sino alle ossa.
Il coro è vicinanza in tutti i sensi, è ascoltarsi, è osmosi e in questo processo ridefinisci te stesso.
Poi improvvisamente accade qualcosa che mai avremmo potuto immaginare, che ci ha catapultato in una situazione surreale e tutto ciò che sino a questo momento rappresentava la normalità va in cortocircuito. Il distanziamento sociale ai tempi del corona virus scardina profondamente la ridefinizione di se stessi in relazione agli altri e tutti siamo confusi e spaesati. Non si può più “essere coro”, non nel modo in cui lo siamo sempre stati e a ribadircelo come un violento schiaffo in pieno volto, la morte di un corista, uno di noi con il quale tanti momenti di ricerca, studio e armonia abbiamo condiviso. È un profondo momento di destabilizzazione dal quale proprio la musica, così nella sua essenza profondamente colpita, può aiutarci a trovare nuove risposte.
Essere insieme nel distanziamento non può che portarci ad esplorare nuove forme di contatto, di comunicazione. La tecnologia per una volta ci aiuta ad essere insieme. Per forza di cose “l’essere insieme” nella musica non può che passare attraverso il rafforzamento della sicurezza individuale. L’obiettivo non cambia: raggiungere l’armonia … e chissà, magari sarà più luminosa.
All’alba del nuovo millennio …
Grazia Maurici